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La raccolta "I versi cannibali" nasce dal tentativo di comprendere il senso della vita: nulla di più difficile, per noi comuni mortali, immersi nella solitudine, persi nel buio e nel vuoto. La poesia non basta: è come una bussola sulla nostra fronte, ma non abbiamo specchi per guardarla, ed è quindi una guida inutile. Forse, potrebbe servire l'amore, se non fosse destinato a finire, lasciandoci lo scomodo fardello del ricordo, o se almeno il poeta conoscesse il vero significato di questa parola e ce lo potesse rivelare. Così, alla fine, la vita si mostra per quello che è: una danza continua con i nostri scheletri, danse macabre di noi, migranti sperduti, con noi stessi. Eppure, chissà? Un giorno, potremmo avere la fortuna di capire che tutto il senso del nostro vagare non è un "andare", ma un "tornare". Solo allora, forse, contempleremo il Mistero faccia a faccia.